Wow, che articolo ragazzi!!! Devo dire che dopo aver visto la sua lunghezza un po' mi sono scoraggiata, colpa della solita pigrizia post-esame (e che esame!!!) però poi ho iniziato a leggerlo...e mi ha preso tantissimo...non riuscivo più a distogliere lo sgaurdo da quelle pagine, l'ho divorato!
Ovviamente ho stampato tutte le pagine, perchè io quando leggo qualcosa ho bisogno di avere i fogli sotto, di poterli toccare con mano, 'annusare', sottolineare, scarabocchiare, evidenziare, scrivere riflessioni e osservazioni; tutto questo sullo schermo del computer non viene bene!! :)
Un'altra cosa che mi bloccava nei confronti di questo articolo era il pensiero che fosse troppo “tecnico”, e che ci potessi capire poco o nulla...E invece, è stata una piacevole sorpresa vedere che questo articolo parlava “semplicemnte” della vita, delle “cose vive” come dice il prof. (espressione semplice ma bellissima).
Questo articolo mi ha messo difronte alla realtà nuda e cruda, così com'è. Mi ha fatto riflettere sul mio rapporto con essa. È vero che la scuola attuale non aiuta a scoprire il mondo, purtroppo.
Il sistema scolastico richiede di fare ore e ore di lezione, chiusi in un'aula ossia una stanza con 4 pareti bianche, banchi, sedie, lavagna, a volte qualche cartina geografica (ma non è detto è un privilegio per pochi) e fortunatamente le finestre per guardare fuori, per osservare il cielo, le nuvole, gli alberi e perdersi nel flusso dei propri pensieri. Scuola oggi significa dover stare seduti a sentir parlare qualcuno, che ti sbrodola addosso il suo sapere, le sue opinioni, senza stimolarti in alcun modo. È troppo diffusa l'idea che le nostre teste, le teste di noi studenti siano dei secchi vuoti da riempire con nozioni già fatte e impacchettate. Eh no, cari, troppo facile così.
Il sistema scolastico italiano cerca di uniformarci, siamo tutti uguali agli occhi di "chi ci gestisce", sembrano quasi ciechi di fronte al fatto che ognuno di noi ha una sua propria personalità, interessi, passioni, cose che gli piacciono e cose che detesta.
Creare un sistema migliore, in cui ogni ragazzo può costruirsi il suo ambiente di apprendimento personale, il PLE (forse tradotto così fa un po' schifo, ma rende bene!), non è un'utopia, è possibile. Ne è un esempio la scuola americana (mi sono documentata bene per evitare di scrivere cavolate): nelle scuole gli studenti devono frequentare dei corsi obbligatori per un certo numero di anni ma poi scelgono anche altre materie di loro gradimento, che più rispecchiano la loro indole e le loro capacità. Il nostro sistema purtroppo soffoca la genialità che può risiedere in ognuno di noi e, ragazzi che nell'ambiente scolastico non raggiungono le loro soddisfazioni perchè non studiano e non prendono bei voti e non sempre perchè non hanno voglia ma semplicemente perchè quelle cose li annoiano, escono dalla scuola con l'idea di essere scemi e non valere niente. Poi la scuola americana offre numerose altre possibilità come lo sport.

Leggendo proprio l'articolo mi venivano in mente da una parte una fiction che è stata da poco fatta vedere su canale 5 sulla vita della Montessori, psichiatra che si è dedicata completamente alla pedagogia. In questa fiction, Paola Cortellesi rappresentava Maria Montessori in un modo bellissimo: questa grande donna del nostro Paese accoglieva bambini di ogni tipo: dai 3 anni di età, figli di famiglie povere e li portava nelle sue scuole. Lì, questi bambini giocavano, con poco ma giocavano, e imparavano, crescevano, vivevano, facevano semplicemnte esperienza, scoprivano.

Vi erano bambini che imparavano a leggere e scrivere a 3 anni. E si diceva che la Montessori faceva miracoli: no, non è così, lei, dotata di grande genialità, aveva solo intuito che i bambini devono essere stimolati, anche con poco, così il loro cervello si diverte a creare, a immaginare ed è una cosa viva. E dall'altra lato mi veniva in mente Socrate che si è sempre rifiutato di fare lezione ai suoi 'discepoli': era contrario al “Io parlo, te stai zitto e ascolta”. Lui era favorevole al “Parliamo”, alla tecnica della maieutica: così come le ostetriche tirano fuori i bambini dal ventre materno, così io, maestro, parlando con voi, 'alunni', tiro fuori ciò che avete dentro, il vivo che avete dentro.
Tutto questo vuol dire stabilire connessioni. D'altra parte cos'è ognuno di noi da solo? Cosa fa se non stabilisce rapporti con ciò che lo circonda, dalle persone alla natura a qualsiasi altra cosa? Credo che non si possa neanche immaginare. Per vivere dobbiamo stabilire connessioni. Ma nel nostro mondo, tutto di corsa, è faticoso stabilire connessioni vere, autentiche, ed è ancora più faticoso mantenerle. Lo so per esperienza personale: è difficile parlare, aprirsi all'altro, al mondo, è difficile ascoltare.
Mi colpiva, a tal porposito, la citazione del prof. “Tutte le cose vive parlano, anche quelle che non conoscono un linguaggio simbolico...Le devi osservare per capire quello che ti dicono, devi imparare i loro segni. Per esempio, se le foglie pendono e avvizziscono vuol dire che hanno sete. Tutte le cose vive parlano. Bisogna aspettare e osservare, loro ti danno i segni. Si può parlare con le piante ma ci vuole tempo.”
Niente di più vero e bello! Per il mio 19° compleanno delle mie amiche mi hanno regalato una piantina, con dei fiori bellissimi. Pensando alle persone che me l'avevano donata e al loro sguardo felice quando me l'avevano data avrei voluto che quella piantina crescesse e diventasse ancora più bella ma...ho fallito, mi faceva fatica starle dietro e vedere di cosa avesse bisogno: lo studio e il tram tram di tutti i giorni mi assorbivano completamente. Così la mia piantina è morta! Mi sono detta che come giardiniere sono pessima. E invece no, non è così, perchè “l'esperienza di giardiniere” neanche l'ho provata, l'ho vissuta, me la sono fatta scivolare addosso. Non ho provato. Non ho osservato la piantina, non ho capito il significato reale delle sue foglie appassite. E lei è morta! Mi è dispiaciuto tantissimo così ho cominciato a fare domande a mio babbo (uomo dal pollicione verde!) su come si curano le piante, come si fanno le potature, ecc...
Può sembrare un esempio stupido o banale, ma io lo intendo come una bella metafora di vita: mi interessa quella cosa, ci tengo davvero, vedi la mia piantina, e allora mi muovo per coltivarla, per renderla fruttuosa e bella per me e per gli altri, chiedo a mio babbo, osservo lui, osservo le altre piante, cerco di stabilire connessioni. Questo vale per chiunque e per qualsiasi cosa.
Per far questo però serve, a mio modesto parere, anche molta umiltà: nel senso che non si deve partire con preconcetti, o con un'idea già formata su quella cosa o quella persona, ma dobbiamo porci di fronte ad essa da poveri, e lasciarsi sorprendere dal vivo che c'è in lei.
Dopo questa riflessione, qualcuno potrebbe chiedere: “E tutto questo con Internet cosa c'entra?” Me lo sono chiesta anche io all'inizio, mentre leggevo l'articolo. Questo perchè ero partita, come ho già detto, con l'idea che fosse un articolo tecnico, avevo un preconcetto, un preconcetto che mi chiudeva gli occhi. Non mi ero posta da umile nei suoi confronti.
Poi ho capito, grazie anche alle mille metafore (meravigliose quelle del mezzadro e della passeggiata nel bosco e...oddio rischio di riscriverle tutte!!!!) che Internet è una cosa viva. Grazie a questo strumento possiamo stabilire delle connessioni impensabili e su cose incredibili: e io mi sono divertita a farlo! Già perchè ho fatto l'assignment sui social network prima di questo; così mi sono fatta l'account su delicious, aNobii, flickr mentre quello su facebook già l'avevo. E così sono entrata di gran carriera nel mondo, nel nuovo mondo, mi sto integrando.
Spero solo di mantenere l'entusiasmo di adesso e di potere coltivare queste connessioni, soprattutto per un arricchimento personale! E magari perchè no, mi compro pure un'altra piantina da mantenere viva stavolta! :)