sabato 14 agosto 2010

Assignment 9: Il blog è eterno finchè dura!!

Eccoci qua...all'ultimo assignment! Non ci posso credere nemmeno io!
Il prof. ci ha chiesto di raccontare la nostra esperienza (cavoli quanto mi piace questa parola! ESPERIENZA!!!) di blogger, blog-isti, blog-aioli (non so come dire ma ci siamo intesi!).
Inizio a raccontare. Ho iniziato il blog per due motivi: 1) evitare di dover fare un esame di informatica come è convenzionalmente inteso, da “zoccolo duro” ossia “tu studente studi gli argomenti del programma, dopodichè in un giorno prefissato dal prof. ti presenti in aula e fai il quiz al computer” e 2) perchè appena ho sentito la proprosta del prof. in aula il 1°giorno mi si è subito accesa una lampadina. Un blog poteva essere quell'occasione che da un po' di tempo cercavo per aprirmi, per raccontare un po' di me, di quel mondo che, anche se non sembra, fiorisce dentro di me quotidianamente.
All'inizio ero sempre un po' scettica poi mi son detta : Leti, a medicina di esami e pure tosti ce ne sono parecchi, se viene data la possibilità di evitarne uno sfruttala. E poi se vedi che non riesci a seguirlo nessuno ti impedisce di chiuderlo e di rientrare nel famoso “zoccolo duro”. 
Così, ho aperto il blog: ho scritto alcuni post, ho provato a fare il 1°assignment e forse ci sono pure riuscita ma poi sono stata completamente riassorbita dallo studio di esami come Anatomia I e Istologia. E il blog? Messo nel dimenticatoio! Ma mai una volta ho pensato di chiuderlo. Questo blog per me, per l'idea con cui lo avevo voluto iniziare, significava tanto. È vero non sono più riuscita a scrivere la mia storia, ma perchè ho paura, è diffcile farsi scoprire, molto difficile. Ho bisogno di tempo, tanto il blog non me lo toglie nessuno e un giorno quando vorrò, potrò raccontare.
Ho deciso, quindi, di rimandare il tutto all'estate quando sarei stata libera dagli esami. Così è stato. E devo dire che sono stata completamete coinvolta dagli assignment che il prof. ci proponeva di fare in tutta in libertà, senza schemi (finalmente!): liberare noi stessi, il nostro pensiero, la nostra creatività.
Mi sono divertita veramente un casino e per di più ho scoperto tante di quelle cose che nemmeno io pensavo potessero esistere! E forse è proprio per questo che almeno per ora riesco ad essere fedele a questo blog, a non abbandonarlo, ad andare a vedere qualche volta se magari c'è qualche nuovo visitatore o qualcuno ha lasciato un commento. E riesco anche ad essere fedele ai social network, diversi da facebook, a cui mi sono iscritta, soprattutto ad Anobii (i libri esercitano su di me un fascino indescrivibile!).
Quindi mi vien da dire: “Tutto di guadagnato!!!”

Adesso, non voglio cercare frasi ad effetto, tipo frase d'addio del classico film americano, per concludere questo post, perchè si è vero qui, forse, finirà il mio esame di informatica, ma la mia storia va avanti, il mio progetto pure e il blog fa parte di entrambi.

A prestooooo! :)

Assignment 7 & Assignment 8: Open Educational Resource

Quante volte è successo di andare a lezione, uscire da quella stanza un po' confusi e con l'unica idea chiara di aver capito forse forse il 30% delle cose che sono state dette?? Direi abbastanza ed è inutile saltare subito alla conclusione “Io non capisco niente. Ma che ci sono venuta a fare qui?” (come regolarmente faccio io!!). Le cause infatti possono essere molteplici e diversissime tra di loro: stress, stanchezza, sonno perchè la sera sei andato a letto troppo tardi (bischero!In quel caso ti “maledici” e offendi da solo!), o magari perchè non comprendi come quella materia possa avere a che fare con quello che tu vuoi dalla vita, con i tuoi desideri, oppure ancora perchè il prof. è una vera palla e quando spiega il tuo cervello chiude i battenti e pensa ad altro, magari aiutato da una finestra che dà su un bel bosco dove scorrazzano dei “bambi” (cerbiattini tenerissimi) come succedeva quando ero al liceo!
Eh si, il cervello già di per sé non riesce a stare veramente attento per più di mezz'ora se non è neppure stimolato...Bona ci si!!! :D

Quante volte poi è successo di dire: “Vabbè ora prendo il libro. Lì sarà spiegato bene.”
E, carramba che sorpresa, anche nel libro non ci si capisce niente, oppure quell'argomento è trattato marginalmente mentre il prof. magari ci ha fatto una lezione intera, o cosa ancora peggiore il libro ripete le stesse identiche parole del professore (è risuccesso purtroppo!). Succede anche che per comprendere una data cosa, come può essere la struttura tridimensionale di una proteina o che so del DNA, le immagini del libro non siano sufficenti ed esaustive, o non ti permettono di osservarla da più punti di vista.
Comunque, fortuna che c'è Intenet! Con “Google” basta digitare una parola e ti trova di tutto, ma veramente di tutto! Altro strumento veramente utile è Youtube. Ci sono andata spesso, soprattutto negli ultimi mesi, perchè volevo vedere dei video che simulassero, per esempio, lo sviluppo di un embrione nel ventre materno. Pensavo mi potessero essere utili per l'esame di embriologia come ripasso generale. Oppure ci sono andata stamane perchè volevo osservare alcune cose sulla struttura del DNA che l'immagine del libro non mi permetteva di capire: e ho trovato un video davvero interessante, una sorta di breve documentario che mi ha aiutato però a fare un punto della situazione su ciò che avevo letto e studiato fino ad allora. Mentre ieri sera ho guardato un video con delle immagini in 3D stupende (almeno per me) sul funzionamento del cuore. Questo video mi è piaciuto perchè passa dall'aspetto macroscopico, il cuore che batte, all'aspetto microscopico dei filamenti sottili che scorrono sui filamenti spessi di miosina, mostrando il meccanismo che nel piccolissimo porta al fenomeno percepibile della contrazione.
Se volete guardarlo si trova a questo indirizzo:



Inoltre devo racconatre che sul libro di biochimica, “Principi di biochimica del Lehninger” alla fine di alcuni capitoli ci sono dei rimandi al sito correlato a tale testo. Così per curiosità un giorno sono andata a vederlo e da lì mi sono ritrovata in un altro sito, veramente spettcolare dove è possibile osservare in 3D la struttura di proteine, Dna, ecc... e non solo con il cursore puoi ruotare queste molecole a tuo piacimento e mettere in evidenza ciò che t'interessa. A mio parere, lo studio così diventa un vero e proprio gioco, un divertimento, una scoperta continua, un'esperienza più grande del semplice fissarsi su pagine del libro. 
Nel tentativo di fare questo assignment, dato che non sapevo da cosa partire, ho inserito in Google: “OER materials” e ho trovato la OER commons (http://www.oercommons.org per chi fosse interessato) in cui ho voluto registrarmi, quindi fare il “milleduecentesimo” account della mia vita, anche se non era necessario per consultare il materiale. Ho, di conseguenza, provato a cercare qualcosa: prima “lung cancer” poi ho continuato con “anatomy of Human brain” in cui c'era un video che il mio computer non è riuscito ad aprire, e infine con “Thalassemias”.
Spero di essere riuscita in quello che il prof. ci chiedeva. Penso che queste OER siano davvero una gran cosa perchè d'altra parte non tutti siamo uguali, grazie al cielo, e può succedere che una stessa cosa spiegata o affrontata in due modi diversi, in uno possa essere comprensibile per me e non per te e viceversa. E se ancora quello che trovi non riesce a soddisfarti o a rispondere ai tuoi dubbi, beh che la ricerca continui: l'oceano delle OER è veramente vasto!  

venerdì 13 agosto 2010

Assignment 6: Basta un click e Pubmed risponde!

Non c'è che dire mi sono fatta proprio un bel viaggetto in Pubmed! Tra i link del prof. ho scelto quello della “studentessa dello scorso anno”.
Pensare che l'avesse scritto una persona mia coetanea mi faceva sembrare l'impresa più semplice.

Di Pubmed ne avevo già sentito parlare fra le mie amiche “future mediche”, che sono più avanti di me nel percorso di studi. Così presa dalla curiosità mi dissi: “Andiamo a vedere com'è!”. Bene, aprii la pagina e penso che dopo cinque minuti la richiusi subito, un po' delusa: il sito era in inglese (aiutoooo!!!mi sono scoraggiata: ero già partita con il dire : “non ci capirò assolutamente niente!”). Poi vidi la barra con accanto il pulsante “Search”. Pensai: “Bene niente di più semplice”. Inserii una parola su una malattia che mi interessava e Pubmed mi aprì non so quante voci, da non sapere da dove partire. Così dissi: “Vabbè Pubmed sarà per un'altra volta!Tanto ci riincontreremo, sta sicuro!”:D
Avevo ragione! Ma stavolta è stato diverso. Ho seguito i consigli della ragazza e ho capito leggermente meglio come funziona, perlomeno adesso mi ci so muovere con un po' più di scioltezza. Così, presa dall'entusiasmo dell'esito positivo della prima ricerca, mi sono proprio sbizzarrita.
Ho cercato di tutto e provato anche criteri di ricerca differenti.
Sono passata dall'esplorare proteine e molecole varie che sto studiando a biochimica in questi giorni, ad approfondire le informazioni che avevo su certi stati patologici e malattie derivanti da un cattivo funzionamento di queste molecole, stupendomi fra l'altro della complessità e del mistero che è ancora oggi il nostro corpo! È davvero sorprendente!
Poi ho provato a cercare articoli su alcune malattie che hanno colpito persone a me care, come la sclerosi multipla o malattie che purtroppo mi sono ritrovata a vivere o vivo tutt'ora sulla mia pelle (mai come adesso mi rendo conto quanto è diffcile dire la parola “malattia” riferita a se stessi, come è difficile confessarselo, ammetterlo, come ti stronca il respiro quando la dici. Preferisco chiamarla “cosa”, “questa cosa o questo problema” ma malattia proprio no! La chiamano gli altri per me così, io invece la sminuisco, per me non è una malattia).
Comunque, ritornando a noi, mica mi sono fermata qui, ero troppo incuriosita!
Ho spostato la mia attenzione sugli effetti dannosi del fumo, trovando tra l'altro un articolo interessante sul fumo passivo. Dovete sapere che io e il fumo di sigaretta facciamo proprio a cazzotti e ogni giorno in casa è una specie di lotta tra me e mio babbo: lui che fuma un po' tantino (va, usiamo questo eufemismo!) e io che lo rimprovero, lo assillo, che mi documento su internet per avere dati scientifici e più certi e per sapere come continuare il discorso dopo la solita frase “Fa male!”. Pensate una volta gli ho nascosto il pacchetto di sigarette e l'accendino per 2 giorni. Mi odiava! :) Comunque lui non molla, “da quell'orecchio lì è proprio sordo” si dice dalle mie parti. Forse mio babbo non sa fino in fondo con chi ha a che fare perchè io sono dell'idea che “chi la dura la vince” e per di più su queste cose sono proprio una rompi.
Mia mamma sono riuscita a farla smettere!! Mio fratello...beh uno alla volta eh!
La cosa che mi fa arrabbiare di più è che il fumo non fa male solo a lui ma anche alla gente che lo circonda, a me, a mia mamma ci viviamo insieme tutti i giorni.
Eh cavoli, io ai miei polmoni ci tengo, al mio corpo ci tengo, questo mi hanno dato e questo mi devo mantenere fino alla fine, non lo posso cambiare, se smette di funzionare non c'è la garanzia come per i cellulari!
Il discorso della dipendenza dal fumo di sigaretta ha spostato il mio pensiero su altri tipi di dipendenze. Mi sono ricordata di quella volta che a superquark avevo sentito l'intervista di un neurologo che parlava degli effetti della droga e soprattutto delle droghe sintetiche sul cervello degli adolescenti. Un argomento che mi preme molto e che al tempo stesso mi spaventa. I dati sono terrificanti: ragazzi sempre più giovani arrivano a fare abuso di alcol, droghe. Prima partono con quelle che vengono vendute come “leggere” e poi si passa a quelle più pesanti. Droghe leggere! Mi fanno ridere: le droghe leggere non esistono, tutte sono devastanti!

Ovviamente per ogni ricerca inserivo alcuni “Limits” come Italian, Humans, ecc... altrimenti il numero di articoli che Pubmed mi avrebbe trovato sarebbe stato troppo elevato e non mi avrebbe permesso magari di individuare proprio l'aspetto che più volevo approfondire.
Volevo provare anche a ricercare articoli inserendo il nome dell'autore. Lì per lì mi è preso lo sconforto perchè mi sono detta: “E ora chi ci inserisco? Non conosco nessuno!”. Poi ho pensato che avrei potuto provare a inserire il nome di alcuni professori che ci hanno fatto lezione quest'anno.
Da da dan! Ho scoperto che su Pubmed ci sono anche degli articoli su ricerche cui hanno preso parte i nostri prof.!!! Ganzo!!!
Mi sono divertita veramente tanto! Dopo questa esperienza Pubmed mi diventerà amico e compagno nel percorso di formazione!

martedì 20 luglio 2010

Assignment 4: Il sapore della vita

Wow, che articolo ragazzi!!! Devo dire che dopo aver visto la sua lunghezza un po' mi sono scoraggiata, colpa della solita pigrizia post-esame (e che esame!!!) però poi ho iniziato a leggerlo...e mi ha preso tantissimo...non riuscivo più a distogliere lo sgaurdo da quelle pagine, l'ho divorato!
Ovviamente ho stampato tutte le pagine, perchè io quando leggo qualcosa ho bisogno di avere i fogli sotto, di poterli toccare con mano, 'annusare', sottolineare, scarabocchiare, evidenziare, scrivere riflessioni e osservazioni; tutto questo sullo schermo del computer non viene bene!! :)
Un'altra cosa che mi bloccava nei confronti di questo articolo era il pensiero che fosse troppo “tecnico”, e che ci potessi capire poco o nulla...E invece, è stata una piacevole sorpresa vedere che questo articolo parlava “semplicemnte” della vita, delle “cose vive” come dice il prof. (espressione semplice ma bellissima).
Questo articolo mi ha messo difronte alla realtà nuda e cruda, così com'è. Mi ha fatto  riflettere sul mio rapporto con essa. È vero che la scuola attuale non aiuta a scoprire il mondo, purtroppo. 
Il sistema scolastico richiede di fare ore e ore di lezione, chiusi in un'aula ossia una stanza con 4 pareti bianche, banchi, sedie, lavagna, a volte qualche cartina geografica (ma non è detto è un privilegio per pochi) e fortunatamente le finestre per guardare fuori, per osservare il cielo, le nuvole, gli alberi e perdersi nel flusso dei propri pensieri. Scuola oggi significa dover stare seduti a sentir parlare qualcuno, che ti sbrodola addosso il suo sapere, le sue opinioni, senza stimolarti in alcun modo. È troppo diffusa l'idea che le nostre teste, le teste di noi studenti siano dei secchi vuoti da riempire con nozioni già fatte e impacchettate. Eh no, cari, troppo facile così. 
Il sistema scolastico italiano cerca di uniformarci, siamo tutti uguali agli occhi di "chi ci gestisce", sembrano quasi ciechi di fronte al fatto che ognuno di noi ha una sua propria personalità, interessi, passioni, cose che gli piacciono e cose che detesta. 
Creare un sistema migliore, in cui ogni ragazzo può costruirsi il suo ambiente di apprendimento personale, il PLE (forse tradotto così fa un po' schifo, ma rende bene!), non è un'utopia, è possibile. Ne è un esempio la scuola americana (mi sono documentata bene per evitare di scrivere cavolate): nelle scuole gli studenti devono frequentare dei corsi obbligatori per un certo numero di anni ma poi scelgono anche altre materie di loro gradimento, che più rispecchiano la loro indole e le loro capacità. Il nostro sistema purtroppo soffoca la genialità che può risiedere in ognuno di noi e, ragazzi che nell'ambiente scolastico non raggiungono le loro soddisfazioni perchè non studiano e non prendono bei voti e non sempre perchè non hanno voglia ma semplicemente perchè quelle cose li annoiano, escono dalla scuola con l'idea di essere scemi e non valere niente. Poi la scuola americana offre numerose altre possibilità come lo sport.
Leggendo proprio l'articolo mi venivano in mente da una parte una fiction che è stata da poco fatta vedere su canale 5 sulla vita della Montessori, psichiatra che si è dedicata completamente alla pedagogia. In questa fiction, Paola Cortellesi rappresentava Maria Montessori in un modo bellissimo: questa grande donna del nostro Paese accoglieva bambini di ogni tipo: dai 3 anni di età, figli di famiglie povere e li portava nelle sue scuole. Lì, questi bambini giocavano, con poco ma giocavano, e imparavano, crescevano, vivevano, facevano semplicemnte esperienza, scoprivano.


Vi erano bambini che imparavano a leggere e scrivere a 3 anni. E si diceva che la Montessori faceva miracoli: no, non è così, lei, dotata di grande genialità, aveva solo intuito che i bambini devono essere stimolati, anche con poco, così il loro cervello si diverte a creare, a immaginare ed è una cosa viva. E dall'altra lato mi veniva in mente Socrate che si è sempre rifiutato di fare lezione ai suoi 'discepoli': era contrario al “Io parlo, te stai zitto e ascolta”. Lui era favorevole al “Parliamo”, alla tecnica della maieutica: così come le ostetriche tirano fuori i bambini dal ventre materno, così io, maestro, parlando con voi, 'alunni', tiro fuori ciò che avete dentro, il vivo che avete dentro. 
Tutto questo vuol dire stabilire connessioni. D'altra parte cos'è ognuno di noi da solo? Cosa fa se non stabilisce rapporti con ciò che lo circonda, dalle persone alla natura a qualsiasi altra cosa? Credo che non si possa neanche immaginare. Per vivere dobbiamo stabilire connessioni. Ma nel nostro mondo, tutto di corsa, è faticoso stabilire connessioni vere, autentiche, ed è ancora più faticoso mantenerle. Lo so per esperienza personale: è difficile parlare, aprirsi all'altro, al mondo, è difficile ascoltare. 
Mi colpiva, a tal porposito, la citazione del prof. “Tutte le cose vive parlano, anche quelle che non conoscono un linguaggio simbolico...Le devi osservare per capire quello che ti dicono, devi imparare i loro segni. Per esempio, se le foglie pendono e avvizziscono vuol dire che hanno sete. Tutte le cose vive parlano. Bisogna aspettare e osservare, loro ti danno i segni. Si può parlare con le piante ma ci vuole tempo.”
Niente di più vero e bello! Per il mio 19° compleanno delle mie amiche mi hanno regalato una piantina, con dei fiori bellissimi. Pensando alle persone che me l'avevano donata e al loro sguardo felice quando me l'avevano data avrei voluto che quella piantina crescesse e diventasse ancora più bella ma...ho fallito, mi faceva fatica starle dietro e vedere di cosa avesse bisogno: lo studio e il tram tram di tutti i giorni mi assorbivano completamente. Così la mia piantina è morta! Mi sono detta che come giardiniere sono pessima. E invece no, non è così, perchè “l'esperienza di giardiniere” neanche l'ho provata, l'ho vissuta, me la sono fatta scivolare addosso. Non ho provato. Non ho osservato la piantina, non ho capito il significato reale delle sue foglie appassite. E lei è morta! Mi è dispiaciuto tantissimo così ho cominciato a fare domande a mio babbo (uomo dal pollicione verde!) su come si curano le piante, come si fanno le potature, ecc...
Può sembrare un esempio stupido o banale, ma io lo intendo come una bella metafora di vita: mi interessa quella cosa, ci tengo davvero, vedi la mia piantina, e allora mi muovo per coltivarla, per renderla fruttuosa e bella per me e per gli altri, chiedo a mio babbo, osservo lui, osservo le altre piante, cerco di stabilire connessioni. Questo vale per chiunque e per qualsiasi cosa.
Per far questo però serve, a mio modesto parere, anche molta umiltà: nel senso che non si deve partire con preconcetti, o con un'idea già formata su quella cosa o quella persona, ma dobbiamo porci di fronte ad essa da poveri, e lasciarsi sorprendere dal vivo che c'è in lei.

Dopo questa riflessione, qualcuno potrebbe chiedere: “E tutto questo con Internet cosa c'entra?” Me lo sono chiesta anche io all'inizio, mentre leggevo l'articolo. Questo perchè ero partita, come ho già detto, con l'idea che fosse un articolo tecnico, avevo un preconcetto, un preconcetto che mi chiudeva gli occhi. Non mi ero posta da umile nei suoi confronti. 
Poi ho capito, grazie anche alle mille metafore (meravigliose quelle del mezzadro e della passeggiata nel bosco e...oddio rischio di riscriverle tutte!!!!) che Internet è una cosa viva. Grazie a questo strumento possiamo stabilire delle connessioni impensabili e su cose incredibili: e io mi sono divertita a farlo! Già perchè ho fatto l'assignment sui social network prima di questo; così mi sono fatta l'account su delicious, aNobii, flickr mentre quello su facebook già l'avevo. E così sono entrata di gran carriera nel mondo, nel nuovo mondo, mi sto integrando. 
Spero solo di mantenere l'entusiasmo di adesso e di potere coltivare queste connessioni, soprattutto per un arricchimento personale! E magari perchè no, mi compro pure un'altra piantina da mantenere viva stavolta! :)

martedì 13 luglio 2010

Assignment 5, coda: Social Networking

Bene bene...sotto consiglio del professore ho guardato quei social network che lui ci ha consigliato. Mi sono resa conto che sono veramente tanti e molti di questi, come youtube, flickr e simili che già conoscevo, non li classificavo come tali. Quindi mi sono detta per prima cosa “Leti sei una vera ignorante. E lo ammetto pubblicamente! Ma come si dice “chi non è colpevole scagli la prima pietra” e poi “nessuno nasce imparato”!” Quindi 1° nota positiva di oggi: ho imparato cosa sono i social network o per lo meno ne ho un'idea leggermente più chiara: mi verrebbe da definirli come i luoghi dove 'incontrare' persone e condividere qualcosa con loro: da un semplice pensiero, a frammenti di vita come foto e video, o a interessi veri e propri. Pensandoci bene, il nome dice già tutto(Social Network), ma, ahime, troppo spesso nella vita non mi capita di riflettere sul significato delle parole che incontro: la fretta gioca dei brutti scherzi, meglio fermarsi sui concetti base e utili! Purtroppo, ribadisco!
Come stavo appunto raccontando, fino allo scorso anno pensavo che i social network si fermassero a facebook. E facebook mi faceva schifo! Io non mi ci volevo registrare. Alla maturità feci il tema proprio sui social network in cui un po' li criticavo, anzi criticavo la dipendenza che creano nella gente. Infatti, ci sono persone che abusano di essi soprattutto facebook, e non escono più di casa, illudendosi che il mondo si limiti a quello schermo, dimenticandosi che fuori invece c'è un universo che chiede, urla di essere esplorato e scoperto. E poi, vedo nei miei amici una tendenza spiacevole e una tentazione in cui alle volte anche io cado: vivere in funzione di facebook. Per esempio, “dai ragazzi facciamoci queste foto così poi le mettiamo su facebook”.
Facebook è un mettersi in mostra come in una vetrina di un negozio.
Alla fine anche io mi sono registrata, perchè con il fatto che andavo all'università e quindi mi trasferivo mi dispiaceva rompere i rapporti con i miei vecchi amici: facebook mi avrebbe forse dato una mano a mantenerli. Quello che poi ho verificato è che se non c'è una tua volontà a mantenere, difendere un'amicizia, non c'è facebook che tenga.
Dopo questa divagazione, devo dire che sono rimasta felicemente sorpresa dagli altri tipi di social network che esistono: mi sono fatta un account in flickr per il semplice motivo che lì posso mettere tutte le mie foto cosìcchè se il mio computer o la mia macchina fotografica digitale, su cui sono salvate, un giorno decidessero di non accendersi più quelle foto non andrebbero perdute e al tempo stesso non avrei dovuto spendere milioni di euro dal fotografo per stamparle e non avrei dovuto inavdere gli spazi di casa con mille album. Anche se il fascino di una fotografia stampata è impareggiabile per un file .jpg!!! :)
inoltre, mi sono fatta un account in aNobii: è bellissimo! È il mio mondo! Ci sono milioni di libri, in ogni lingua e moltissime recensioni! Fantastico! Sono senza parole. E puoi aggiungere libri, farti una sorta di libreria personale, commentare e discutere con altri. Puoi scambiare libri. Puoi iscriverti a gruppi oppure fondarli. Meraviglioso, dato che io sono una di quelle persone che non acquista libri senza il parere di qualcuno che lo ha già letto. Ovviamente tutto ciò non si può paragonare all'emozione di entrare in una mega libreria come quelle in centro a Firenze con tanto di divanetti, cafè, e un silenzio rilassante, caloroso e familiare.

In flickr ho già aggiutno delle foto e degli amici. In aNobii invece... beh, c'è tempo!mi riprometto solo di:
  1. finire presto il libro che ho sul comodino questo mese così lo aggiungo alla mia libreria; 
  2. inserire in essa i libri già letti e che mi hanno lasciato una cicratice per la loro bellezza...




lunedì 12 luglio 2010

Assignment 5: Social Bookmarking

Devo dire che il mio rapporto con il computer è sempre stato un po' difficile: diciamo pure che ho sempre avuto il terrore di fare danno e che “quell'aggeggino di silicio”mi scoppiasse tra le mani per aver premuto chissà quale tasto. Per cui mi limitavo a utilizzare le funzioni di base senza rendermi conto di ignorare un mondo vastissimo e interessante. Così in 3° Liceo quando abbiamo cominciato a studiare l'informatica e a fare laboratorio di informatica ho cominciato a rivalutare il computer, non avevo più paura di quel macchinario, anzi era veramente spassoso andare a curiosare tra tutte le sue possibili voci e cartelle e non solo. Abbiamo imparato a programmare, a fare pagine web, abbiamo studiato e cercato di realizzare database, abbiamo studiato le reti. Ho cominciato ad esplortare internet, e a interessarmi a tutti ivari sistemi di comunicazione tra le persone. Nonostante tutto, devo dire che quest'anno, quando ho deciso di fare il blog per l'esame di informatica, mi sono resa conto di conoscere 1 milionesimo delle risorse di internet. Per esempio, proprio rispetto a delicious (nome incantevole, lasciatemelo dire!!), sapevo della possibilità che Google Chrome mi dà di “salvare” i siti preferiti, ma non sapevo che esistesse un social network che mi permette di fare questo e di condividere i miei bookmarks con quelli di altre persone, in tutto il mondo. Questa cosa è sorprendente, è una “genialata” direbbe un mio amico: non solo, posso scoprire siti che mi interessano e di cui non sapevo neppure dell'esistenza tra i bookmarks di altre persone che non conosco. Questo è un modo bellissimo per arricchire la propria esperienza e la propria conoscenza. Dobbiamo dire che per muoversi in intenet viene usato il termine “navigare”: beh, lo trovo azzeccatissimo, mi ricorda proprio Ulisse che vaga e conosce, scopre!

Sono dunque molto soddisfatta di aver fatto il mio account in Delicious. Ora non resta che scrivere il mio link (http://delicious.com/letizia.mannucci) cosìcchè gli altri possano curiosarvi e io possa fare altrettanto con loro!
P.S. Mi sono appena iscritta per cui i miei bookmarks sono davvero pochi. Mi devo ripromettere di andarci più spesso e arricchirlo! :)

mercoledì 7 aprile 2010

2° CAPITOLO....


Sentivo un gran vuoto dentro di me e intorno a me: ero circondata da gente che mi voleva bene e aveva piacere di trascorrere dei momenti con me, nonostante tutto io sentivo un gran vuoto, niente di quello che avevo mi bastava, niente di quello che desideravo e raggiungevo mi bastava... percepivo questo vuoto fin da quando mi alzavo la mattina: per chi, per cosa valeva la pena vivere, vale la pena vivere? Non lo sapevo e tutt'ora, purtroppo, non lo so.
In questa tristezza, in questa malinconia crescente, in questa condizione di non senso assoluto e di sfiducia, è scattato in me uno strano meccanismo, un meccanismo di totale mortificazione, di annullamento di ciò che mi poteva far piacere o far stare bene, di sacrificio. Ma sacrificarsi per cosa? È stato così che ho iniziato a curarmi sempre meno, cioè a prendermi sempre meno cura di me, della serie “gli altri non fanno più parte di me, ma nemmeno io faccio più parte di me”.
Ed è così che:
“Oggi non ho tanta fame. Magari dopo vado a fare una passeggiata all'aria aperta. Stasera mangio leggera.” Oggi. Ma anche domani. Ma anche dopodomani. E il giorno dopo ancora. E sono andata avanti così per mesi. E adesso, adesso viene la parte più difficile da raccontare, solo il pensiero mi fa battere a mille il cuore. Ho una grande resistenza nello scrivere questo, non vorrei ma devo, non ho il coraggio ma devo trovarlo in me...
Ok! è normale che con uno stile di vita come questo il mio peso non poteva rimanere tale, ma ha cominciato gradualmente a calare...poi sempre di più...
Cosa succedeva dentro di me non lo sapevo e non lo volevo neppure sapere.
“Letizia, c'è qualcosa che non va? Sei dimagrita troppo!Hai bisogno di aiuto? Vuoi parlare con noi?” mi dissero una sera i miei genitori. È passato un anno ma me lo ricordo come se fosse successo un'ora fa. Ed io, io?? Io rimasi per un attimo spiazzata. “C'è qualcosa che non va? Ho bisogno di aiuto? Chi? Io?Mai” mi dissi dentro di me. E allora risposi facendo l'indifferente “Perchè ci dovrebbe essere qualcosa che non va? Io sto proprio bene. Non capisco.”

Nei giorni dopo ripensai e ripensai alle parole dei miei... quel malessere segreto che tacevo a me stessa, che fino a quella sera era rimasto silente, era adesso diventato evidente ai miei stessi occhi, l'impatto che aveva avuto su me era come quello di una ventata che fa sbattere la finestra...
Ok, non stavo bene...ma chiedere aiuto a qualcuno, MAI! No, grazie... Faccio da sola!!!

Intanto, nel perder peso ci avevo preso gusto...

giovedì 25 marzo 2010

1° CAPITOLO...


C'è stato un istante in un giorno della mia vita in cui tutto è cambiato, ed io, io non me ne sono neppure accorta, come un soffio di vento che ti accarezza il viso e i capelli e dopo che è passato, pensi che niente sia cambiato...e, invece, quel soffio di vento non è altro che l'imprevisto che ti sconvolge, ti stravolge, quel soffio di vento ha portato via con se tutte le mie certezze, la mia felicità, la mia goia e la mia passione di vivere...
La Letizia di sempre era svanita, quel soffio di vento se l'era portata via e nemmeno io so ancora dove...

Fu così che cominciai ad alzarmi la mattina, a prepararmi per andare a scuola, a studiare, a uscire con gli amici senza più sapere perchè lo facevo; niente aveva più senso, facevo le cose senza esserci dentro, senza viverle sulla mia pelle..e piano piano ho cominciato a costruire una barriera, un muro, tra me e il mondo. Questa fortezza mi isolava e mi proteggeva dal mondo. Ma proteggere da cosa? Non lo so, non lo voglio sapere, volevo, voglio, solo essere protetta, difesa.
Questo muro è diventato sempre più alto, sempre più robusto, sempre più invalicabile, una sorta di prigione da cui io non potevo, non volevo uscire, e gli altri, gli altri non potevano più raggiungermi, rimbalzavano continuamente in questa corazza. Ho iniziato a fare tutto da sola. La fiducia che pensavo di avere negli altri si è completamente sgretolata, l'unica persona di cui potevo fidarmi ero me stessa...

3...2...1...VIA!!!!!



Bene bene...stasera ho deciso che porrò il primo mattone per costruire il mio blog...
Il tema che mi piacerebbe trattare in questo blog è un po' complesso però è l'unica cosa su cui sento di poter dire molto..
Proverò così a raccontare il tutto come se fosse una “favola”... Già, perchè spero che al termine di questo viaggio, di questa storia, io possa trarre da essa tutto il buono e il positivo che ha, rimanga in me come un segno indelebile, una cicatrice, non mi abbandoni e mi aiuti a crescere...
Bene, dopo questa breve premessa...che il VIAGGIO ABBIA INIZIO!