martedì 28 maggio 2013

Parola chiave: FIDUCIA

C'è un pensiero che mi sta accompagnando in questi giorni, una cosa su cui mi soffermo spesso a riflettere.
Sono una studentessa di Medicina del 4° anno, ciò significa che comincio ad avere un po' di strumenti a mia disposizione e che derivano dallo studio dell'anatomia, biochimica, fisiologia, patologia generale... Con questo non voglio assolutamente dire "io so", sarebbe un atto di presunzione e stupidità, anzi mi rendo conto perfettamente che nella Medicina così come in ogni altra disciplina non si arriverà mai alla conoscenza finale, anche perchè più vai a fondo e più ti rendi conto di quanto è profondo il pozzo della conoscenza. Insomma, mai come in questo caso cade a pennello la frase "So di non sapere".
Dall'altro lato, però, non posso neppure sminuire il lavoro fatto in questi anni; per cui il giusto compromesso direi che è "so quel tanto che mi basta per orientarmi, per farmi intendere e per intendere chi mi parla, insomma quel tanto che mi permettere di fare passi avanti e scoprire".
La cosa che mi fa riflettere è che se io penso a me, in reparto, mi vedo incapace. Con tutto quello che posso aver studiato e che studio, che so e che saprò, mi vedo incapace, insicura. Insomma una figura che non ispira fiducia. Immagino perfettamente che anche questo nasce dall'esperienza, dal frequentare l'ospedale, parlare con i pazienti, fare esami obiettivi. Ed è quello che desidero fare con tutta me stessa, ma comunque mi sento inetta, sono intimorita. Sarà il mio carattere ma credo che influisca anche l'organizzazione del percorso di studi nella mia Facoltà italiana: troppo poco tirocinio e quel poco che c'è fatto male, cioè troppo poco tempo, nessuno in reparto che ti considera se non il povero specializzando che ha 1000 cose da fare, insomma un sistema che non aiuta a farti venire fuori.
Qui in Spagna ho visto un modo diverso di insegnare: in reparto esiste la figura dello studente, ovvero il medico strutturato così come lo specializzando ti seguono, sono dei tutori nel vero senso della parola, sanno che la loro professione oltre a prendersi cura delle persona è anche insegnare, perchè è così che va avanti il mondo, passare il testimone a chi un giorno lo passerà ad un altro. E tanto per continuare il parallelismo con l'altletica, il passaggio va fatto bene, altrimenti il compagno parte svantaggiato rispetto agli altri o peggio ancora la squadra può essere squalificata. Gli studenti di medicina spagnoli che hanno la mia stessa età sono tutti molto più intraprendenti, perchè è così che qui ti insegnano ad essere e a  fare: chiedere e chiedere di fare, sempre. Il mestiere dello studente è apprendere e applicare. Andare in reparto e stare con i pazienti è la prassi non un'eccezione, un evento, mentre io lo percepisco così ancora..e, insomma, ribadisco sono al 4° anno di Medicina.
Non so forse sono discorsi sconclusionati, in cui non si capisce qual è il vero problema o meglio il desiderio che ho nel cuore.
Per concludere, vorrei solo trovare anche io qualcuno che mi possa fare da maestro, da tutore, perchè anche io un giorno possa essere come quei medici che ho incontrato qui in reparto in questi mesi di Erasmus, che li guardi e dici "Si, tu mi ispiri fiducia" e non solo perchè magari sai l'Harrison a memoria ma anche perchè mi tranquillizzi, appoggi la mano sulla spalla, mi dai forza, mi dai speranza, mi fai sentire meno solo nel buio della malattia.

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