martedì 20 luglio 2010

Assignment 4: Il sapore della vita

Wow, che articolo ragazzi!!! Devo dire che dopo aver visto la sua lunghezza un po' mi sono scoraggiata, colpa della solita pigrizia post-esame (e che esame!!!) però poi ho iniziato a leggerlo...e mi ha preso tantissimo...non riuscivo più a distogliere lo sgaurdo da quelle pagine, l'ho divorato!
Ovviamente ho stampato tutte le pagine, perchè io quando leggo qualcosa ho bisogno di avere i fogli sotto, di poterli toccare con mano, 'annusare', sottolineare, scarabocchiare, evidenziare, scrivere riflessioni e osservazioni; tutto questo sullo schermo del computer non viene bene!! :)
Un'altra cosa che mi bloccava nei confronti di questo articolo era il pensiero che fosse troppo “tecnico”, e che ci potessi capire poco o nulla...E invece, è stata una piacevole sorpresa vedere che questo articolo parlava “semplicemnte” della vita, delle “cose vive” come dice il prof. (espressione semplice ma bellissima).
Questo articolo mi ha messo difronte alla realtà nuda e cruda, così com'è. Mi ha fatto  riflettere sul mio rapporto con essa. È vero che la scuola attuale non aiuta a scoprire il mondo, purtroppo. 
Il sistema scolastico richiede di fare ore e ore di lezione, chiusi in un'aula ossia una stanza con 4 pareti bianche, banchi, sedie, lavagna, a volte qualche cartina geografica (ma non è detto è un privilegio per pochi) e fortunatamente le finestre per guardare fuori, per osservare il cielo, le nuvole, gli alberi e perdersi nel flusso dei propri pensieri. Scuola oggi significa dover stare seduti a sentir parlare qualcuno, che ti sbrodola addosso il suo sapere, le sue opinioni, senza stimolarti in alcun modo. È troppo diffusa l'idea che le nostre teste, le teste di noi studenti siano dei secchi vuoti da riempire con nozioni già fatte e impacchettate. Eh no, cari, troppo facile così. 
Il sistema scolastico italiano cerca di uniformarci, siamo tutti uguali agli occhi di "chi ci gestisce", sembrano quasi ciechi di fronte al fatto che ognuno di noi ha una sua propria personalità, interessi, passioni, cose che gli piacciono e cose che detesta. 
Creare un sistema migliore, in cui ogni ragazzo può costruirsi il suo ambiente di apprendimento personale, il PLE (forse tradotto così fa un po' schifo, ma rende bene!), non è un'utopia, è possibile. Ne è un esempio la scuola americana (mi sono documentata bene per evitare di scrivere cavolate): nelle scuole gli studenti devono frequentare dei corsi obbligatori per un certo numero di anni ma poi scelgono anche altre materie di loro gradimento, che più rispecchiano la loro indole e le loro capacità. Il nostro sistema purtroppo soffoca la genialità che può risiedere in ognuno di noi e, ragazzi che nell'ambiente scolastico non raggiungono le loro soddisfazioni perchè non studiano e non prendono bei voti e non sempre perchè non hanno voglia ma semplicemente perchè quelle cose li annoiano, escono dalla scuola con l'idea di essere scemi e non valere niente. Poi la scuola americana offre numerose altre possibilità come lo sport.
Leggendo proprio l'articolo mi venivano in mente da una parte una fiction che è stata da poco fatta vedere su canale 5 sulla vita della Montessori, psichiatra che si è dedicata completamente alla pedagogia. In questa fiction, Paola Cortellesi rappresentava Maria Montessori in un modo bellissimo: questa grande donna del nostro Paese accoglieva bambini di ogni tipo: dai 3 anni di età, figli di famiglie povere e li portava nelle sue scuole. Lì, questi bambini giocavano, con poco ma giocavano, e imparavano, crescevano, vivevano, facevano semplicemnte esperienza, scoprivano.


Vi erano bambini che imparavano a leggere e scrivere a 3 anni. E si diceva che la Montessori faceva miracoli: no, non è così, lei, dotata di grande genialità, aveva solo intuito che i bambini devono essere stimolati, anche con poco, così il loro cervello si diverte a creare, a immaginare ed è una cosa viva. E dall'altra lato mi veniva in mente Socrate che si è sempre rifiutato di fare lezione ai suoi 'discepoli': era contrario al “Io parlo, te stai zitto e ascolta”. Lui era favorevole al “Parliamo”, alla tecnica della maieutica: così come le ostetriche tirano fuori i bambini dal ventre materno, così io, maestro, parlando con voi, 'alunni', tiro fuori ciò che avete dentro, il vivo che avete dentro. 
Tutto questo vuol dire stabilire connessioni. D'altra parte cos'è ognuno di noi da solo? Cosa fa se non stabilisce rapporti con ciò che lo circonda, dalle persone alla natura a qualsiasi altra cosa? Credo che non si possa neanche immaginare. Per vivere dobbiamo stabilire connessioni. Ma nel nostro mondo, tutto di corsa, è faticoso stabilire connessioni vere, autentiche, ed è ancora più faticoso mantenerle. Lo so per esperienza personale: è difficile parlare, aprirsi all'altro, al mondo, è difficile ascoltare. 
Mi colpiva, a tal porposito, la citazione del prof. “Tutte le cose vive parlano, anche quelle che non conoscono un linguaggio simbolico...Le devi osservare per capire quello che ti dicono, devi imparare i loro segni. Per esempio, se le foglie pendono e avvizziscono vuol dire che hanno sete. Tutte le cose vive parlano. Bisogna aspettare e osservare, loro ti danno i segni. Si può parlare con le piante ma ci vuole tempo.”
Niente di più vero e bello! Per il mio 19° compleanno delle mie amiche mi hanno regalato una piantina, con dei fiori bellissimi. Pensando alle persone che me l'avevano donata e al loro sguardo felice quando me l'avevano data avrei voluto che quella piantina crescesse e diventasse ancora più bella ma...ho fallito, mi faceva fatica starle dietro e vedere di cosa avesse bisogno: lo studio e il tram tram di tutti i giorni mi assorbivano completamente. Così la mia piantina è morta! Mi sono detta che come giardiniere sono pessima. E invece no, non è così, perchè “l'esperienza di giardiniere” neanche l'ho provata, l'ho vissuta, me la sono fatta scivolare addosso. Non ho provato. Non ho osservato la piantina, non ho capito il significato reale delle sue foglie appassite. E lei è morta! Mi è dispiaciuto tantissimo così ho cominciato a fare domande a mio babbo (uomo dal pollicione verde!) su come si curano le piante, come si fanno le potature, ecc...
Può sembrare un esempio stupido o banale, ma io lo intendo come una bella metafora di vita: mi interessa quella cosa, ci tengo davvero, vedi la mia piantina, e allora mi muovo per coltivarla, per renderla fruttuosa e bella per me e per gli altri, chiedo a mio babbo, osservo lui, osservo le altre piante, cerco di stabilire connessioni. Questo vale per chiunque e per qualsiasi cosa.
Per far questo però serve, a mio modesto parere, anche molta umiltà: nel senso che non si deve partire con preconcetti, o con un'idea già formata su quella cosa o quella persona, ma dobbiamo porci di fronte ad essa da poveri, e lasciarsi sorprendere dal vivo che c'è in lei.

Dopo questa riflessione, qualcuno potrebbe chiedere: “E tutto questo con Internet cosa c'entra?” Me lo sono chiesta anche io all'inizio, mentre leggevo l'articolo. Questo perchè ero partita, come ho già detto, con l'idea che fosse un articolo tecnico, avevo un preconcetto, un preconcetto che mi chiudeva gli occhi. Non mi ero posta da umile nei suoi confronti. 
Poi ho capito, grazie anche alle mille metafore (meravigliose quelle del mezzadro e della passeggiata nel bosco e...oddio rischio di riscriverle tutte!!!!) che Internet è una cosa viva. Grazie a questo strumento possiamo stabilire delle connessioni impensabili e su cose incredibili: e io mi sono divertita a farlo! Già perchè ho fatto l'assignment sui social network prima di questo; così mi sono fatta l'account su delicious, aNobii, flickr mentre quello su facebook già l'avevo. E così sono entrata di gran carriera nel mondo, nel nuovo mondo, mi sto integrando. 
Spero solo di mantenere l'entusiasmo di adesso e di potere coltivare queste connessioni, soprattutto per un arricchimento personale! E magari perchè no, mi compro pure un'altra piantina da mantenere viva stavolta! :)

martedì 13 luglio 2010

Assignment 5, coda: Social Networking

Bene bene...sotto consiglio del professore ho guardato quei social network che lui ci ha consigliato. Mi sono resa conto che sono veramente tanti e molti di questi, come youtube, flickr e simili che già conoscevo, non li classificavo come tali. Quindi mi sono detta per prima cosa “Leti sei una vera ignorante. E lo ammetto pubblicamente! Ma come si dice “chi non è colpevole scagli la prima pietra” e poi “nessuno nasce imparato”!” Quindi 1° nota positiva di oggi: ho imparato cosa sono i social network o per lo meno ne ho un'idea leggermente più chiara: mi verrebbe da definirli come i luoghi dove 'incontrare' persone e condividere qualcosa con loro: da un semplice pensiero, a frammenti di vita come foto e video, o a interessi veri e propri. Pensandoci bene, il nome dice già tutto(Social Network), ma, ahime, troppo spesso nella vita non mi capita di riflettere sul significato delle parole che incontro: la fretta gioca dei brutti scherzi, meglio fermarsi sui concetti base e utili! Purtroppo, ribadisco!
Come stavo appunto raccontando, fino allo scorso anno pensavo che i social network si fermassero a facebook. E facebook mi faceva schifo! Io non mi ci volevo registrare. Alla maturità feci il tema proprio sui social network in cui un po' li criticavo, anzi criticavo la dipendenza che creano nella gente. Infatti, ci sono persone che abusano di essi soprattutto facebook, e non escono più di casa, illudendosi che il mondo si limiti a quello schermo, dimenticandosi che fuori invece c'è un universo che chiede, urla di essere esplorato e scoperto. E poi, vedo nei miei amici una tendenza spiacevole e una tentazione in cui alle volte anche io cado: vivere in funzione di facebook. Per esempio, “dai ragazzi facciamoci queste foto così poi le mettiamo su facebook”.
Facebook è un mettersi in mostra come in una vetrina di un negozio.
Alla fine anche io mi sono registrata, perchè con il fatto che andavo all'università e quindi mi trasferivo mi dispiaceva rompere i rapporti con i miei vecchi amici: facebook mi avrebbe forse dato una mano a mantenerli. Quello che poi ho verificato è che se non c'è una tua volontà a mantenere, difendere un'amicizia, non c'è facebook che tenga.
Dopo questa divagazione, devo dire che sono rimasta felicemente sorpresa dagli altri tipi di social network che esistono: mi sono fatta un account in flickr per il semplice motivo che lì posso mettere tutte le mie foto cosìcchè se il mio computer o la mia macchina fotografica digitale, su cui sono salvate, un giorno decidessero di non accendersi più quelle foto non andrebbero perdute e al tempo stesso non avrei dovuto spendere milioni di euro dal fotografo per stamparle e non avrei dovuto inavdere gli spazi di casa con mille album. Anche se il fascino di una fotografia stampata è impareggiabile per un file .jpg!!! :)
inoltre, mi sono fatta un account in aNobii: è bellissimo! È il mio mondo! Ci sono milioni di libri, in ogni lingua e moltissime recensioni! Fantastico! Sono senza parole. E puoi aggiungere libri, farti una sorta di libreria personale, commentare e discutere con altri. Puoi scambiare libri. Puoi iscriverti a gruppi oppure fondarli. Meraviglioso, dato che io sono una di quelle persone che non acquista libri senza il parere di qualcuno che lo ha già letto. Ovviamente tutto ciò non si può paragonare all'emozione di entrare in una mega libreria come quelle in centro a Firenze con tanto di divanetti, cafè, e un silenzio rilassante, caloroso e familiare.

In flickr ho già aggiutno delle foto e degli amici. In aNobii invece... beh, c'è tempo!mi riprometto solo di:
  1. finire presto il libro che ho sul comodino questo mese così lo aggiungo alla mia libreria; 
  2. inserire in essa i libri già letti e che mi hanno lasciato una cicratice per la loro bellezza...




lunedì 12 luglio 2010

Assignment 5: Social Bookmarking

Devo dire che il mio rapporto con il computer è sempre stato un po' difficile: diciamo pure che ho sempre avuto il terrore di fare danno e che “quell'aggeggino di silicio”mi scoppiasse tra le mani per aver premuto chissà quale tasto. Per cui mi limitavo a utilizzare le funzioni di base senza rendermi conto di ignorare un mondo vastissimo e interessante. Così in 3° Liceo quando abbiamo cominciato a studiare l'informatica e a fare laboratorio di informatica ho cominciato a rivalutare il computer, non avevo più paura di quel macchinario, anzi era veramente spassoso andare a curiosare tra tutte le sue possibili voci e cartelle e non solo. Abbiamo imparato a programmare, a fare pagine web, abbiamo studiato e cercato di realizzare database, abbiamo studiato le reti. Ho cominciato ad esplortare internet, e a interessarmi a tutti ivari sistemi di comunicazione tra le persone. Nonostante tutto, devo dire che quest'anno, quando ho deciso di fare il blog per l'esame di informatica, mi sono resa conto di conoscere 1 milionesimo delle risorse di internet. Per esempio, proprio rispetto a delicious (nome incantevole, lasciatemelo dire!!), sapevo della possibilità che Google Chrome mi dà di “salvare” i siti preferiti, ma non sapevo che esistesse un social network che mi permette di fare questo e di condividere i miei bookmarks con quelli di altre persone, in tutto il mondo. Questa cosa è sorprendente, è una “genialata” direbbe un mio amico: non solo, posso scoprire siti che mi interessano e di cui non sapevo neppure dell'esistenza tra i bookmarks di altre persone che non conosco. Questo è un modo bellissimo per arricchire la propria esperienza e la propria conoscenza. Dobbiamo dire che per muoversi in intenet viene usato il termine “navigare”: beh, lo trovo azzeccatissimo, mi ricorda proprio Ulisse che vaga e conosce, scopre!

Sono dunque molto soddisfatta di aver fatto il mio account in Delicious. Ora non resta che scrivere il mio link (http://delicious.com/letizia.mannucci) cosìcchè gli altri possano curiosarvi e io possa fare altrettanto con loro!
P.S. Mi sono appena iscritta per cui i miei bookmarks sono davvero pochi. Mi devo ripromettere di andarci più spesso e arricchirlo! :)